La recidiva della patologia ostruttiva salivare dopo scialoendoscopia. Una revisione narrativa della letteratura.
Riassunto: Negli ultimi 20 anni, la scialoendoscopia interventistica è diventata la terapia di scelta dei disordini ostruttivi salivari, contribuendo ad una riduzione significativa dei pazienti sottoposti a scialoadenectomia. Il tasso di successo della scialoendoscopia interventistica è di circa il 90% del totale dei pazienti trattati, come riportato in letteratura. Il tasso di recidiva è invece di circa il 10% dei casi, e il paziente dev’essere informato della possibilità di essere sottoposto ad ulteriori terapie. Un iter clinico e radiologico adeguato, rappresentato dall’ecografia, dalla TC Cone Beam 3D, dalla scialorisonanza magnetica, è indispensabile per ridurre il rischio di insuccesso e quindi di recidiva della patologia ostruttiva salivare; inoltre, in quest’ultimo caso, il chirurgo dovrebbe essere sufficientemente esperto per gestire ulteriori procedure endoscopiche e/o chirurgiche, come ad esempio l’approccio transorale/transfacciale scialoendoscopico-assistito, o procedure imaging guidate in caso di condizioni anatomiche difficoltose. La tossina botulinica e la scialoadenectomia tradizionale dovrebbero essere considerate come possibili opzioni di salvataggio in caso di fallimento di tutte le terapie conservative.
Keywords: recurrent sialadenitis; salivary stenoses; salivary stones; sialendoscopy.
Over the last 20 years, interventional sialendoscopy has become the therapy of choice for the management of obstructive salivary disorders, favouring a significant reduction in the number of patients undergoing traditional sialadenectomy. The overall success rate of sialendoscopy is around 90% as reported by the largest case series published; recurrence is expected in about 10% of cases, and the patient should be informed about the possibility to undergo further conservative procedures to improve symptoms. Adequate pre-operative assessment, based on ultrasonography, cone beam 3D CT and MR-sialography, is mandatory to reduce the risk of unsuccessful procedures and, therefore, recurrence of obstructive sialadenitis; moreover, in case of recurrence, the surgeon should be experienced enough to manage these cases and be able to perform additional interventions, such as transoral/transfacial sialendoscopy-assisted procedures and imaging-assisted procedures in case of difficult anatomical situations. Botulinum toxin injection and traditional sialadenectomy would be considered as possible salvage treatments in case of failure of all conservative approaches.